Come
si fa a cambiare vita così, Enaiat? Una mattina. Un saluto.
Lo
si fa e basta, Fabio.
Una
volta ho letto che la scelta di emigrare nasce dal bisogno di
respirare.
E'
così. E la speranza di una vita migliore è più forte di qualunque
sentimento. Mia madre, ad esempio, ha deciso che sapermi in pericolo
lontano da lei, ma in viaggio verso un futuro differente, era meglio
che sapermi in pericolo vicino a lei, ma nel fango della paura di
sempre.
Buon
weekend, cari
Eclettici!
Ho
appena terminato di leggere Nel mare
ci sono i coccodrilli, di Fabio Geda
e ho subito voluto scrivere una recensione per farvelo conoscere.
Questo
libro merita davvero di essere letto: racconta una storia
vera, quella di Enaiatollah
Akbari, un ragazzo afgano che, a
soli nove anni, è dovuto fuggire dal proprio paese d'origine e
imbarcarsi in un lungo viaggio, che lo ha condotto in Italia, dove
vive tutt'ora.
Scritto
sotto forma di una lunga intervista, il libro è suddiviso in sei
capitoli, tanti quante sono le tappe
del viaggio di Enaiatollah: partendo
dall'Afghanistan si è rifugiato prima in Pakistan, poi in Iran, ha
attraversato la Turchia, è sbarcato in Grecia e, in seguito, ha
raggiunto il nostro Paese.
Questo
ragazzo non tralascia nulla di ciò che ha visto o
subito,
racconta tutto quello che ricorda, anche i fatti più atroci e le
pene più dure. Descrive i luoghi che ha
attraversato con una memoria talmente lucida che sembra quasi di
vederli, sentirli, toccarli: la sabbia e il sole dell'Afghanistan, i
bazar affollati in Iran, il gelo delle montagne in Turchia, il sale
del mare della Grecia.
I fatti sono importanti. La storia è importante. Quello che ti cambia la vita è cosa ti capita, non dove o con chi.
Durante
tutto il viaggio, Enaiatollah ha potuto contare solo sulle proprie
forze per sopravvivere: in tutto ciò che racconta si percepisce la
voglia di libertà che l'ha spinto a non arrendersi, a continuare a
perseverare, a lottare con furbizia e intelligenza per un futuro
migliore di quello che probabilmente avrebbe avuto nella terra natia.
Se poi pensiamo che tutto ciò
che racconta - il terrore di venire continuamente arrestato,
rimpatriato, malmenato dalla polizia, dai trafficanti, da chiunque
incontrasse – è stato vissuto da un bambino di appena nove anni,
non possiamo fare altro che ammirarne la tenacia e la forza
dimostrate.
Il camion aveva un doppio fondo. Cinquanta centimetri in cui dovevamo stare seduti, con le braccia allacciate attorno alle gambe, con le ginocchia contro il petto, con il collo piegato per incastrare la testa fra le ginocchia. Hanno riempito il doppio fondo con noi, con tutti noi, con tutti e cinquanta e passa o quanti eravamo. Quando hanno chiuso, il buio ci ha cancellati. Quando hanno chiuso mi sono sentito soffocare. Ho cominciato a respirare con il naso, ma respiravo polvere. Ho cominciato a respirare con la bocca, ma avevo male al petto. Avrei voluto respirare con le orecchie o con i capelli, come le piante, che raccolgono l'umidità in aria, dall'aria. Ma non ero una pianta, e non c'era ossigeno. Da un certo momento in poi, ho smesso di esistere; ho smesso di contare i secondi, di immaginare l'arrivo. E' durata tre giorni. Non siamo mai usciti. Non hanno mai aperto.
Una
parte importante di questo viaggio è rappresentata dalle persone che
il protagonista incontra nei vari paesi. Enaiatollah non si sofferma
sulle conoscenze e sui familiari che si è lasciato alle spalle, ma
focalizza l'attenzione sulle amicizie che stringe, sugli uomini e
sulle donne che lo aiutano e gli permettono di sopravvivere, lavorare
e studiare. Come dimenticare la nonna greca, o il negoziante pakistano, o il giovane italiano che gli tendono la mano senza chiedere nulla in cambio?
Prima di occuparti degli altri devi trovare il modo di stare bene con te stesso. Come fai a dare amore, se non ami la tua vita?
Ci
chiediamo mai cosa devono sopportare le persone che raggiungono il
nostro Paese, quegli immigrati che fuggono dalla guerra, dalla fame,
dalla povertà?
La
testimonianza di questo ragazzo afgano porta alla luce le fatiche, le
ingiustizie e il dolore che accomunano tutti i richiedenti asilo, le
loro speranze di una vita migliore, la gioia che deriva dal gesto
gentile di uno sconosciuto.
Un
libro veramente toccante e intenso, ironico e profondo, nel quale i
sogni e l'innocenza del bambino si sommano alla maturità e alla
lucidità dell'adulto. Una storia indimenticabile.
***
Titolo:
Nel mare ci sono i coccodrilli
Autore:
Fabio Geda (con Enaiatollah Akbari)
Editore:
Baldini&Castoldi
Pagine:
154
Prezzo:
10 euro
Voto:
5/5
***
Citazione
preferita
Tre cose non devi mai fare nella vita, Enaiat, per nessun motivo. La prima è usare le droghe. Ce ne sono che hanno un odore e un sapore buono e ti sussurrano alle orecchie che sapranno farti stare meglio di come tu potrai mai stare senza di loro. Non credergli.La seconda è usare le armi. Anche se qualcuno farà del male alla tua memoria, ai tuoi ricordi o ai tuoi affetti, insultando Dio, la terra, gli uomini, promettimi che la tua mano non si stringerà mai attorno a una pistola, a un coltello, a una pietra e neppure intorno ad un mestolo di legno, se quel mestolo di legno serve a ferire un uomo.La terza è rubare. Ciò che è tuo ti appartiene, ciò che non è tuo no. I soldi che ti servono li guadagnerai lavorando, anche se il lavoro sarà faticoso. E non trufferai mai nessuno, vero? Sarai ospitale e tollerante con tutti. Promettimi che lo farai.Promesso.
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