mercoledì 5 luglio 2017

Classici, perché leggerli - #2 (Jane Eyre)



Questo nuovo appuntamento con i classici della letteratura è dedicato al capolavoro di Charlotte Brontë, Jane Eyre.

Narrato in prima persona dalla stessa Jane, questo romanzo di formazione può essere suddiviso in più parti, che riguardano rispettivamente l'infanzia, la giovinezza e, infine, l'età adulta del personaggio principale. I primi anni della sua vita sono quelli che Jane ricorda forse con più amarezza: oltre al dolore per la perdita dei genitori, deve sopportare le angherie dei cugini e della zia, che non perdono occasione per deriderla e punirla. 


Tutt'altro che svogliata e cattiva - come la dipingono i parenti -, Jane è una bambina riservata ma gentile, che ama la lettura e sogna di vedere di persona i paesaggi descritti nei libri che prende di nascosto dalla biblioteca di casa. Un giorno, dopo una severa e ingiusta punizione che provoca una feroce scossa ai nervi già fragili di Jane, la zia decide di spedirla in collegio, su consiglio del farmacista, il quale ritiene che un cambiamento d'ambiente possa solo giovarle. Purtroppo, nemmeno in quel luogo la ragazza si sentirà amata e voluta: le punizioni, a Lowood, sono all'ordine del giorno, e lo stesso direttore prende il posto occupato in precedenza dalla zia Reed, descrivendola come una ragazzina ipocrita, disubbidiente e falsa. In realtà questa descrizione non potrebbe essere più lontana dal carattere di Jane che, al contrario, è intelligente e sveglia, e risponde sempre con prontezza ai discorsi degli adulti. 

 
- Lo sai dove vanno i cattivi dopo morti?
- Vanno all'inferno - dissi.
- E che cos'è l'inferno? Sai spiegarmelo?
- Un abisso pieno di fiamme.
- Vorresti precipitare in quell'abisso e rimanervi a bruciare per l'eternità?
- No, signore.
- E allora, che cosa devi fare per evitarlo?
- Devo mantenermi in buona salute per non morire.



Nel raccontare la sua storia, Jane semina qua e là dei commenti: spiega cosa hanno significato per lei quegli avvenimenti, cosa ne pensa ora che è adulta. Dai racconti della sua infanzia si capisce che, orfana e sola al mondo, sente un disperato bisogno d'amore, d'affetto, che purtroppo nessuno le concede. Nonostante il carattere riservato, Jane non è affatto mite di natura: ha un fuoco dentro che si risveglia ogni qualvolta si presenti un'ingiustizia.

Al collegio conosce Helen Burns, una ragazza più grande con la quale stringe una tenera amicizia. Questo è uno dei personaggi che ho amato di più: non può avere più di quattordici anni, ma nei suoi discorsi si avvertono una compostezza e una saggezza degna dei migliori filosofi. 

 

      Helen accendeva il desiderio di tutto ciò che è nobile ed elevato 
in coloro che avevano il privilegio di esserle amici. 

 

Colpiscono in modo particolare le riflessioni di Jane sull'amore, sul prossimo, sulla giustizia. Il suo animo è nobile, ma anche combattivo. Sia il direttore del collegio che la zia Reed avevano frainteso la natura del suo carattere volontariamente: il primo per mancanza di spirito di osservazione e palese indifferenza; la seconda, per una sorta di risentimento che covava nei confronti della nipote.

Nella narrazione, Jane si concentra sugli episodi che ritiene più interessanti e che hanno segnato la sua vita, in positivo o negativo. Una volta completata la sua istruzione, decide di lasciare il collegio per trovare lavoro altrove. Sente riaffiorare le antiche passioni, come una nave in un mare in tempesta alla quale viene tolta l'ancora. Ha voglia di uscire dai confini di Lowood, di esplorare il mondo.



Ora sentivo che tutto ciò non mi bastava. 
Desideravo la libertà, anelavo ad essa e pregai per ottenerla.



Si propone come istitutrice: questa è la sua via di fuga, il modo di lasciare la sua vecchia vita per partire per nuove avventure. Giunge così a Thornfield, una ricca tenuta, dove conosce la sua nuova allieva, la pupilla del proprietario, il signor Edward Rochester, il quale è in viaggio e tornerà molto dopo l'arrivo di Jane.

La ragazza si trova bene in quella casa, eppure, a causa del suo spirito inquieto, non può fare a meno di fantasticare, di immaginare e sognare i luoghi che si trovano oltre i confini di Thornfield, chiedersi cosa la attenda al di là dell'orizzonte. Desidera una vita attiva, si sente come prigioniera (come le era accaduto sia a casa della zia che a Lowood) e ha sete di novità e avventura.

Una sera le sue speranze vengono accontentate: mentre si sta recando al vicino villaggio, si imbatte in uno sconosciuto caduto da cavallo. L'uomo non è giovane, né particolarmente attraente, ma Jane ne rimane ugualmente affascinata. È burbero, scostante, orgoglioso e non desidera il suo aiuto, tuttavia la ragazza si impone con fermezza e, determinata, lo soccorre. L'uomo altri non è che il suo datore di lavoro, il signor Rochester, come Jane scopre una volta tornata a Thornfield. Invece di sentirsi intimidita dai modi bruschi e cupi dell'uomo, Jane si trova a suo agio in sua presenza.



Lo guardavo, mentre fissava immobile la fiamma, quando, volgendosi all'improvviso, egli colse i miei occhi fermi sul suo volto.
- Mi sta esaminando, signorina Eyre - disse. - Mi trova bello?
Se avessi avuto il tempo di riflettere, avrei dato a quella domanda una risposta convenzionale, vaga e cortese, ma le parole mi uscirono di bocca quasi a mia insaputa: - No, signore. 

 

I loro dialoghi sono affascinanti: si intuisce subito che tra loro c'è sintonia, intesa, complicità. I loro scambi di battute sono vivaci, a volte strambi, ma sempre interessanti. Rochester è un individuo dai modi spicci e imperiosi, in perenne movimento. Rimane incantato da Jane, dal suo modo di ragionare, dal suo carattere sincero e innocente. Si fida di lei e chiede spesso il suo parere. Anche la protagonista inizia a provare dei sentimenti per Rochester, senza tuttavia dimenticarne i difetti e rimanendo sempre lucida e razionale. 

 

Lei è bella ai miei occhi, e bella come desidera il mio cuore. [..] Non ho mai incontrato una donna che le stesse a pari, Jane; mi piace e mi domina, anche quando sembra che sia lei a sottomettersi. Sono dominato, conquistato; ma l'influenza che subisco è inesprimibilmente dolce e la cattività alla quale mi sottometto ha un fascino che non troverei in alcun trionfo.



La vita a Thornfield non trascorre sempre tranquilla: accadono alcuni incidenti dalle dinamiche poco chiare e Jane scopre che, all'interno della villa, si nasconde un mistero che nessuno sembra pronto o intenzionato a svelarle. Quando lo decifra è ormai troppo tardi: la giovane non può fare altro che fuggire per mettersi al sicuro. L'aspetta un duro viaggio, fatto di fatiche, ingiustizie e umiliazioni, ma anche di gioie e sorprese inaspettate.

Una delle cose che amo di questo personaggio è la sua forza di carattere: rimane sempre ferma sulle proprie decisioni e sui propri principi, anche quando c'è in gioco la sua felicità. Non si abbandona alle passioni del momento e non permette loro di intaccare il suo animo nobile. La sua onestà verrà premiata e, dopo tante pene, anche per lei giungerà il lieto fine.

Lo stile di Charlotte Brontë è abbastanza semplice, dal lessico ricco e vario. L'autrice narra in prima persona e si rivolge direttamente al lettore, chiamandolo spesso in causa e coinvolgendolo nelle sue riflessioni private. Sono molto frequenti i riferimenti alla natura e le similitudini tra lo stato d'animo dei personaggi e il paesaggio che li circonda. L'autrice presta molta attenzione alle descrizioni, quasi fosse un pittore alle prese con un quadro e dovesse scegliere i giusti accostamenti dalla propria tavolozza. 
 

Cosa ne pensate, Eclettici? Lo leggerete? Spero di avervi incuriosito!

 
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Citazione preferita


Vi è molta verità nel detto secondo il quale "la bellezza è negli occhi di chi guarda". Il viso pallido e olivastro del signor Rochester, la sua fronte massiccia, le folte e nere sopracciglia, gli occhi profondi, la bocca ferma e severa - tutta energia, risolutezza, volontà - non rispondevano ai canoni della bellezza, non erano belli nel senso preciso del termine, ma per me il suo viso era più che bello, ed esercitava su di me un'influenza, un'attrattiva che, dominandomi, mi toglieva ogni volontà e mi metteva tutta in suo potere. 

 

Alcune versioni cinematografiche di Jane Eyre



 

#1 - film del 1996, diretto da Franco Zeffirelli






#2 - miniserie del 2006, della BBC


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#3 - film del 2011 diretto da Cary Fukunaga


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