Se mi rivolsi ai libri fu perché erano l'unico rifugio che conoscevo, ciò di cui avevo bisogno per sopravvivere, per proteggere una parte di me stessa che sentivo sempre più in pericolo.
Non so se sia colpa del cambio di stagione e/o dell'improvvisa ondata di caldo, ma in questo periodo sono molto pigra e di conseguenza ho disertato il blog. Oggi sono riuscita a terminare una nuova recensione, quindi non perdo altro tempo in chiacchiere e passo subito ad introdurre il libro che ho scelto di presentarvi: Leggere Lolita a Teheran, di Azar Nafisi.
TRAMA
Nei due decenni successivi alla rivoluzione di Khomeini, mentre le strade e i campus di Teheran erano teatro di violenze barbare, Azar Nafisi ha dovuto cimentarsi nell'impresa di spiegare a ragazzi e ragazze, esposti in misura crescente alla catechesi islamica, una delle più temibili incarnazioni del Satana occidentale: la letteratura. È stata così costretta ad aggirare qualsiasi idea ricevuta e a inventarsi un intero sistema di accostamenti e immagini che suonassero efficaci per gli studenti e, al tempo stesso, innocui per i loro occhiuti sorveglianti. Il risultato è un libro che, oltre a essere un atto d'amore per la letteratura, è anche una beffa giocata a chiunque tenti di proibirla.