giovedì 16 febbraio 2023

Fiore di roccia - Recensione

 

Buon giovedì a tutti voi, cari Eclettici!

La recensione della settimana è dedicata a un romanzo storico che celebra le donne e la loro forza: Fiore di roccia di Ilaria Tuti.



Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche i villaggi, mille metri più giù.
Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle.
Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame.
Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riem­piono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore.
Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata. Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione.
Risaliamo per ore, nella neve fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. I cecchini nemici – diavoli bianchi, li chiamano – ci tengono sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre saliamo con gli 
scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i ’fiori di roccia’.
Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l’eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita. Dall’inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire.
Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.


Fiore di roccia è ambientato in Friuli durante la Prima guerra mondiale. Protagonista e voce narrante è Agata Primus, giovane contadina di Timau, una cittadina vicina al fronte. Agata è una donna abituata al duro lavoro, la vita non è stata clemente con lei: orfana di madre, abbandonata dai fratelli, accudisce il padre gravemente malato, cercando nel frattempo di guadagnare il più possibile per mantenere entrambi. Come le altre donne del paese, deve sobbarcarsi tutti i compiti che prima della guerra spettavano agli uomini, oltre che occuparsi della casa e dei campi.

In quei momenti terribili, è proprio alle donne che il parrocco di Timau rivolge un appello disperato: la situazione dell'esercito è tragica, i soldati hanno bisogno di rifornimenti e nessun mezzo di trasporto può raggiungere la linea del fronte sulle montagne. Lo faranno loro, le Portatrici, donne coraggiose e generose che ogni giorno, all'alba, caricano sulle spalle le pesanti gerle piene di beni necessari e si incamminano lungo pericolosi sentieri per raggiungere le cime dove gli eserciti si fronteggiano.

Agata è una di loro, ed è lei, la più colta tra tutte, a intrattenere i rapporti con il capitano degli alpini e a far valere i diritti che spettano alle Portatrici. È una giovane altruista, riflessiva e riservata, non si tira mai indietro quando qualcuno le chiede aiuto, è forte come un "fiore di roccia", una stella alpina. Ma la guerra e le difficoltà che da essa derivano non sono gli unici pericoli da cui Agata deve guardarsi: tra le strade del paese si aggirano minacce molto più insidiose...


È come se la morte ci avesse chiamate alle armi per difendere la vita. Non possiamo attendere, né affidarci alla speranza. A volte penso che siamo noi la speranza.

E siamo tante. Duemila donne, dicono. Un battaglione.


Ammetto di non essere una fan dei romanzi storici, eppure Fiore di roccia mi è piaciuto molto. Anche se non è del tutto fedele alle tempistiche della guerra, i personaggi sono ben caratterizzati e quasi tutti modellati su figure realmente esistite, come specificherà l'autrice nella nota finale. Ovviamente al centro del romanzo ci sono loro, le Portatrici, quelle donne, madri, figlie e sorelle, che non hanno esitato a mettersi al servizio dei soldati in difficoltà, che hanno affrontato la fatica, il freddo, la paura senza chiedere niente in cambio. Non fosse stato per il loro aiuto e supporto, molti più soldati sarebbero morti su quelle montagne impervie: il loro servizio alla Patria è stato essenziale e meritevole tanto quanto quello degli alpini combattenti. Ma alla fine la Storia le ha dimenticate, ritenute non meritevoli nemmeno di una riga nei libri di testo. Ringrazio l'autrice per avermi fatto conoscere queste figure femminili troppo a lungo sottovalutate.

 

«Ricambiate i saluti militari, al vostro ritorno» mi intima. «'Portatrici', vi chiamano. Vi considerano un reparto, e non a torto. Credo sia la prima volta nella storia di un conflitto armato.»
Mi volto verso gli uomini accucciati con i fucili in mano.
I loro saluti rispettosi di poco fa non erano per il capitano.
Erano per me. Per noi.

Lo stile dell'autrice mi ha colpito molto, è particolare, poetico ed evocativo. Lei non scrive soltanto: dipinge quadri. Presta molta attenzione ai dettagli, alla descrizione degli odori e dei colori del paesaggio, alle sfumature del tempo e della natura, tanto che sembra di avere davanti agli occhi ogni particolare.

Non mi è dispiaciuta neanche la parte romanzata, si intreccia bene con quella storica (non rivelo altro, altrimenti finisco per spoilerare qualcosa!). Ho trovato il finale un po' frettoloso, ma nel complesso è stata una lettura piacevole e mi sento di consigliarla anche a chi non ha molta dimestichezza con i romanzi storici. 4 punti su 5 ben meritati!


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Titolo: Fiore di roccia

Autore: Ilaria Tuti

Editore: Longanesi

Pagine: 320

Prezzo: 18,80 euro (cop. rigida); 9,99 euro (eBook)

 


 

Non è vero che le donne non sono mai scese in battaglia. Semplicemente, l'uomo le ha dimenticate.

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