mercoledì 4 novembre 2020

Hunger Games. Ballata dell'usignolo e del serpente - Recensione

 

Bentrovati, cari Eclettici lettori!

Se c'è una cosa che mi piace dell'autunno, è raccogliere le foglie che si accumulano in giardino. Detesto l'umidità e la nebbia (tipiche delle mie parti), ma mi è sempre piaciuta la simbologia racchiusa in questa stagione, il perdere o lasciar andare qualcosa per riuscire poi a sbocciare e diventare più forti.

Bene, dopo questo interludio poetico direi di proseguire con la recensione della settimana. Oggi vi propongo un'uscita abbastanza recente, il prequel della trilogia degli Hunger Games: Ballata dell'usignolo e del serpente di Suzanne Collins.

È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l'unica, esile, possibilità di riportarlo all'antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D'ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l'arena avrà luogo un duello all'ultimo sangue, ma fuori dall'arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.

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In tutta sincerità, la trilogia Hunger Games non mi ha convinta del tutto. L'ho letta dopo aver visto i film ed è uno dei pochi casi in cui sono disposta ad ammettere di preferire i film ai libri. Forse avevo aspettative troppo alte, forse è stato a causa della morte del mio personaggio preferito (sigh), ma alla fine del terzo libro ho provato una strana delusione. Nonostante sia oggettivamente di grande impatto e abbia importanti tematiche di fondo, non è una serie che rileggerei, ecco tutto.
 
Tuttavia, quando ho saputo di questa nuova uscita, l'ho inserita nella mia wishlist perché mi intrigava saperne di più sull'antagonista principale della trilogia, il crudele e spietato Presidente Snow, e sul suo passato. Mi sono sempre chiesta perché fosse tanto malvagio, perché odiasse tanto Katniss e la tormentasse di continuo, e il prequel ha risposto ad alcune di queste curiosità.
 


Se le persone che avrebbero dovuto proteggerti giocavano a dadi con la tua vita… come potevi sopravvivere? Non fidandoti di loro, questo era certo. E se non potevi fidarti di loro, di chi ti fidavi? Poteva succedere di tutto.


Nella Ballata, Coriolanus Snow ha diciotto anni e frequenta l'Accademia a Capitol City. Sono trascorsi dieci anni dalla fine della guerra tra la capitale e i Distretti, e la nazione di Panem pare essersi stabilizzata, tornando ai vecchi equilibri: Capitol City detiene il potere e tiene di nuovo in pugno i dodici distretti. 

Sin dall'inizio mi sono sentita spiazzata. Sapendo di quanta crudeltà fosse capace il Presidente in Hunger Games, mi aspettavo che la sua versione giovane fosse altrettanto perfida. Invece no, è esattamente il contrario: il giovane Coriolanus ha un animo inaspettatamente generoso e compassionevole, a dispetto delle difficoltà che lui e la sua famiglia devono affrontare dalla fine della guerra. L'antica casata degli Snow è sull'orlo del declino, riescono a malapena a sfamarsi, ma Coriolanus fa il possibile per mantenere le apparenze e tenere alto il loro prestigio nella competitiva società di Capitol City. Quando gli viene affidato l'incarico di mentore in onore della decima edizione degli Hunger Games, Coriolanus è diviso tra soddisfazione e nervosismo: sebbene apprezzi essere al centro dell'attenzione e questa sia l'opportunità propizia per farsi notare dai professori dell'Accademia, in fondo prova disgusto per quei giochi crudeli. 

Ho trovato molto ironico che gli venga affidato proprio il tributo femmina del distretto 12, dal quale proviene la stessa Katniss. Ovviamente la scelta dell'autrice non è casuale: l'incontro con Lucy Gray Baird cambierà per sempre la vita di Coriolanus e il futuro della stessa Panem. Lucy Gray non è una ragazza qualunque: appartiene ai Covey, un gruppo di artisti girovaghi che prima della guerra vagavano da un distretto all'altro, poi sono stati costretti a stabilirsi nel 12. Come gli altri compagni, Lucy Gray ha una voce meravigliosa, un fascino misterioso e incantatore, a cui nemmeno lo stoico Coriolanus può resistere. E i sentimenti che inizierà a provare per lei complicheranno non poco l'intera situazione, stravolgendo ogni pronostico. 

 

 

«Il vero problema è che guardare gli Hunger Games fa star male» osservò Clementia. «Quindi la gente evita.»
Seianus intervenne. «Certo che evita! Chi vorrebbe guardare un gruppo di ragazzini che si uccidono? Solo una persona crudele, perversa. Noi esseri umani non saremo perfetti, ma siamo meglio di così.»


In questo prequel alcuni dubbi trovano risposta: veniamo a conoscenza dell'origine degli Hunger Games, di quale fosse il loro scopo primario, di quanto Snow abbia contribuito al loro sviluppo e anche da chi e perché è stata inventata la canzone che dà il titolo al terzo libro della trilogia, quel "canto della rivolta" che fa da colonna sonora alla seconda ribellione dei Distretti (nell'originale The Hanging Tree, in italiano L'albero degli impiccati). Ho trovato la parte centrale, quella dedicata alla decima edizione degli Hunger Games, troppo lenta: gli scontri nell'arena si trascinano, invece di tenere alta la tensione. Non manca, però, la violenza: l'autrice non censura nulla, lascia scorrere il sangue, mettendo in luce la natura bestiale dell'essere umano.

 

 


«Le persone non sono così cattive, in realtà» disse lei. «È il mondo che le trasforma in quello che sono. Come noi nell’arena. Là dentro abbiamo fatto cose che non avremmo mai immaginato di fare se solo ci avessero lasciati in pace.»



Questo è un romanzo che mi ha spinta a riflettere molto sull'animo umano, grazie al percorso intrapreso da Snow e dalle sue scelte. Il giovane Coriolanus non è propriamente cattivo, non è il tipico villain che gode nel fare del male agli altri. Al contrario, detesta la violenza e vi ricorre solo nei casi disperati. Eppure nella sua anima c'è anche un lato oscuro, una malvagità latente che aspetta il momento giusto per risvegliarsi: gli viene instillata dall'educazione famigliare, dalla società in cui vive, dai suoi mentori. La vita di Snow è fondata sulle apparenze: è l'erede di una casata nobile in decadenza, possiede a malapena i soldi per sfamarsi, riesce a frequentare la scuola soltanto grazie a premi e borse di studio. Deve impegnarsi per sopravvivere e approfittare di ogni espediente, lecito o meno. Nonostante tutta la sua complicata situazione, lui ha comunque un'alta considerazione di sé, uno spiccato talento per la manipolazione, un'accesa ambizione. E' anche egoista, calcolatore, presuntuoso, ossessionato dal controllo. Leale fino in fondo al motto di famiglia, che recita: Gli Snow si posano in cima. Ed è disposto a sacrificare chiunque gli intralci la strada. Di sicuro, quale anti-eroe, non è un personaggio che sa farsi amare, ma è uno di quelli che rimangono impressi nella memoria.

Coriolanus mi ha ricordato in qualche modo Lord Voldemort della saga di Harry Potter. Un ragazzo che ha fatto tutte le scelte sbagliate, come lo definisce Albus Silente. Il livello di malvagità non è lo stesso, ma la voglia di primeggiare e imporre la propria volontà agli altri sono due tratti che Tom Riddle e Snow hanno in comune. 

E' un romanzo amaro, che ha il profumo dell'innocenza perduta e che fa riflettere su quanto la società influisca e condizioni le scelte del singolo individuo. Sommando pro e contro, gli assegno tre punti su cinque!



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Titolo: Hunger Games. Ballata dell'usignolo e del serpente
Titolo originale: The Ballad of Songbirds and Snakes
Autore: Suzanne Collins
Editore: Mondadori
Prezzo: 22,00 euro (cartaceo); 13,99 euro (eBook)
Pagine: 480
 

 


 



La gente aveva la memoria corta. Occorreva farla camminare in mezzo ai calcinacci, obbligarla a staccare i luridi buoni del razionamento e assistere agli Hunger Games perché la guerra restasse viva nella mente. Dimenticare poteva indurre alla noncuranza, e a quel punto sarebbero tornati tutti al punto di partenza.


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