giovedì 14 maggio 2020

Storie ribelli - Recensione


 
Bentornati, miei cari Eclettici!

La recensione di questa settimana è una sorta di tributo nei confronti di un grande autore che ci ha recentemente lasciati: Luis Sepúlveda. Se sono diventata una vorace lettrice, il merito è anche suo. Alle elementari, la maestra ci faceva leggere ad alta voce Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare, un libro che consiglio sia ai più piccoli che agli adulti.
Ricordo che quando ho imparato a leggere non mi piaceva particolarmente farlo: terminavo i libri per forza e solo quelli che mi imponevano a scuola. Poi, grazie alle storie di Sepúlveda e di Roald Dahl, ho iniziato ad apprezzare la lettura e a chiedere ai miei di poter scegliere da sola quali libri comprare. J.K. Rowling ha proprio ragione quando afferma: "Se non ti piace leggere non hai trovato il libro giusto". Perciò, caro Luis, grazie per avermi aiutata a scoprire e poi coltivare questa passione!
 
 
TRAMA

I racconti di una lunga vicenda umana, politica e civile che ripercorrono oltre quarant’anni di storia personale e corale. Pagine in cui affiora di continuo il narratore di razza. Si affacciano in questo libro temi come l’amicizia – con Saramago, Soriano, Neruda e altri –, il ricordo dei maestri, l’impegno per l’ambiente, la lotta per la libertà e per la difesa degli ultimi. Storie ribelli si apre con il racconto dedicato alla memoria di Óscar Lagos Ríos, il più giovane della scorta che quel tragico giorno restò fino alla fine accanto al presidente Allende nel palazzo della Moneda, e si chiude con il testo scritto a caldo in occasione della morte di Pinochet. Nella prefazione Luis Sepúlveda rievoca il momento emozionante in cui gli viene finalmente restituita, dopo tanto tempo, la nazionalità cilena.






Mentre leggevo Storie ribelli mi sono resa conto di quanto sia lacunoso il mio bagaglio di conoscenze storiche. Voglio dire, è inutile saper recitare a memoria i nomi degli imperatori romani e poi avere un sacco di dubbi sui fatti avvenuti dopo la Guerra Fredda. Dovrò procurarmi al più presto un testo (serio) di storia e rimediare alla mia ignoranza, assolutamente.

I racconti compresi in questa raccolta vengono definiti "militanti" e mettono in luce un pezzo di storia contemporanea che troppo spesso è stato fatto passare sotto silenzio. Troviamo riflessioni sul Cile, paese d'origine dell'autore; sul colpo di Stato avvenuto nel 1973 contro il legittimo governo di Salvador Allende; sulla feroce dittatura instaurata in seguito da Pinochet, nata anche grazie al supporto degli Stati Uniti, che ha inflitto una profonda ferita nel popolo cileno e lo ha cambiato per sempre.


Quelli di cui sentiamo la mancanza non hanno statue nei parchi, ma sono in salvo nella memoria. [...] Abbiamo imparato a vivere con quelli di cui sentiamo la mancanza, perché sono parte di noi, perché sappiamo come mai ci mancano, e perché la loro assenza la colmiamo con orgoglio. 


Sepúlveda si sofferma in modo particolare a raccontare le vicende di alcuni suoi compagni combattenti, crudelmente torturati dai militari di Pinochet, uccisi e gettati chissà dove. Sono i cosiddetti desaparecidos, persone fatte sparire e che ancor oggi i familiari cercano disperatamente.
Sono presenti anche riflessioni dense di speranza per il futuro del mondo, e specialmente per quello del Cile, dal quale l'autore è stato esiliato dopo l'inizio della dittatura e con il quale ha sempre avuto un rapporto che definisce "contraddittorio".


Sono un cileno privo di documenti che lo accreditino come tale, ma non importa, ovunque mi trovi mi basta guardare verso sud per sentire sulla faccia l'aria australe, che nella mia memoria ostinata profuma sempre di solidarietà, di fratellanza e della volontà di costruire un paese migliore.


Questi lucidi pensieri che, spaziano tra storia e politica, spiazzano per la loro immediatezza. L'autore non si avvale di troppa retorica, ma va dritto al punto, con voce intensa e decisa. Celebra la forza, la tenace resistenza e la resilienza del popolo cileno, a lungo sottomesso, ma che non ha mai smesso di lottare per la verità, per riportare giustizia, anche pagando un caro prezzo.



L'infame storia dell'infamia ha conficcato i suoi artigli nel Cile, ma la gente migliore del Cile conserva il coraggio che ha reso possibile giorni migliori e la sacra era dei giusti. E come loro, anch'io ripeto: NON SI DIMENTICA NE' SI PERDONA.



Una raccolta che lascia con l'amaro in bocca, un libro duro da leggere così come dev'essere stato duro da scrivere. E che ci invita a ricordare, anche i fatti più crudi della nostra storia, perché ci sono errori (e orrori) che non possiamo permettere si ripetano di nuovo.




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Titolo: Storie ribelli
Autore: Luis Sepulveda
Editore: Guanda
Prezzo: 13,00 euro (cop. flessibile); 9,99 euro (ebook)
Pagine: 300



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Citazione preferita


In un angolo di Bergen-Belsen, vicino ai forni crematori, qualcuno - non so chi, né quando - ha scritto delle parole che sono le fondamenta del mio essere scrittore, l'origine di tutto ciò che scrivo. Quelle parole dicevano, dicono e continueranno a dire finché esiste gente decisa a sacrificare la memoria: "Io sono stato qui e nessuno racconterà la mia storia".
Mi sono inginocchiato davanti a quelle parole e ho giurato che, chiunque le avesse scritte, io avrei raccontato la sua storia, gli avrei dato la mia voce perché il suo silenzio smettesse di essere una lapide carica del più infame degli oblii. Per questo scrivo.


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