sabato 18 marzo 2023

I nomi di Melba - Recensione

 

Buon sabato, cari Eclettici!

La recensione di questa settimana è dedicata a un romanzo molto particolare, di formazione e denuncia sociale: I nomi di Melba di Sara Notaristefano (che ringrazio per la copia e la fiducia!).




Gli affetti e i rancori, i sensi di colpa e i tradimenti, la rabbia, la disperazione, la gioia e il dolore attraversano la vita di Melba, terzogenita di una ricca famiglia pugliese. Dapprima con indolenza e poi con caparbietà la giovane donna costruisce una carriera professionale, una storia d'amore, l'esistenza in un'altra città, Milano, lontana da una casa opprimente che, però, resta sempre casa. Quel che conta è avere il coraggio di rischiare.

 

 

La protagonista di questa avvincente storia è Melba, figlia minore di un'agiata famiglia pugliese, i Lestingi-Stola. I suoi genitori, Gian Maria Lestingi e Lucrezia Stola, hanno valori e punti di vista opposti in quasi tutte le questioni: il padre, noto imprenditore agricolo, è un nostalgico fascista, retrogrado e omofobo, mentre la madre, impegnata in opere benefiche e attivismo a difesa dell'ambiente, è più "di sinistra", liberale e tollerante. Eppure su una cosa sono d'accordo: niente deve compromettere la "buona" reputazione della loro famiglia, il nome dei Lestingi non deve essere toccato da scandali o maldicenze. Tengono molto alle apparenze, si sentono superiori agli altri, ed è anche per questo che assegnano ai figli dei nomi pomposi quali Arcangelo, Donatello e Melba

Arcangelo, il primogenito, è il figlio perfetto che i coniugi Lestingi hanno sempre sognato: molto bello, studioso, l'erede prescelto per amministrare le attività di famiglia. Donatello, al contrario, è un ragazzo vivace, amante dell'arte e poco propenso ad assecondare le aspettative dei genitori. Infine, vi è la terzogenita Melba, una ragazza da tutti definita apatica, indolente e schiva. Non eccelle nello studio, trascorre il tempo libero a oziare sull'amaca in giardino, non ha particolari ambizioni, non mira a un buon matrimonio, non è nemmeno tanto bella... insomma, è una vera delusione per i genitori, una "principessa mancata". 



Che cosa significasse essere una “vera” Lestingi non lo capivo, da piccola, e, quando, da grande, l’ho capito, non mi è piaciuto. Era un ideale che avrei dovuto raggiungere comprendendo il valore del denaro, che doveva diventare il metro su cui misurare tutto, anche i rapporti umani.


Melba stessa si sente un fallimento: vorrebbe essere apprezzata dai genitori e non sempre sminuita, ma non ha l'ostinazione del fratello maggiore, né la vena ribelle di Donatello, il suo unico rapporto sincero in quella famiglia anaffettiva. Melba ama l'arte, leggere e scrivere poesie, vorrebbe assecondare le proprie passioni, ma sa bene che i genitori non le permetterebbero mai di seguire la "via artistica", quindi, per evitare scontri, finisce per assecondarli e iniziare un percorso di studi da loro approvato.
 
Poi, all'improvviso, un evento tragico si abbatte sulla vita dei Lestingi e segna un punto di svolta per Melba. Anche se il dolore è profondo e incancellabile, le dà la forza per uscire dalla sua abituale apatia, da quella "melbità" in cui si è da sempre rifugiata, e imparare a vivere davvero. Lascia la sua casa, la sua amata Puglia, e si trasferisce a Milano, dove inizierà a camminare con le proprie gambe, ad aprirsi al mondo e incontrerà una persona speciale che la cambierà per sempre.


 

“Indolente”, “menefreghista”, “pigra” e “apatica” erano gli appellativi che i miei familiari mi attribuivano. Grosso modo, lo confesso, mi ritrovavo in quel quadro, eppure c’era qualcosa di più complesso, in me; per esempio, la capacità nascosta di riuscire ogni tanto a provare felicità. Nessuno lo avrebbe potuto sospettare, perché i miei amabili parenti, contrariamente a quanto pensassero, non mi conoscevano bene, né si sforzavano di farlo, convinti che ci fosse ben poco da capire di me. [...] Pensavo che, più superficialmente mi avessero conosciuta, meno avrebbero potuto tormentarmi. Volevo solo essere lasciata in pace.

 

Al contrario di ciò che pensano i suoi familiari, l'apatia di Melba non è dovuta alla mancanza di particolari talenti e ambizioni, ma alla sua spiccata sensibilità. Sin da piccola è stata etichettata come una nullità, un'incapace, bersaglio di continue critiche che avrebbero demolito anche l'autostima più solida. Melba, in realtà, è molto intelligente ed empatica, riflette a fondo sull'ambiente che la circonda e sui problemi che affliggono la società, e si sente spesso annichilita perché può fare poco o niente per risolverli; ha una visione lucida sulle persone e detesta le ingiustizie. Mi sono affezionata tantissimo a lei, anche ai suoi tratti più infantili; ho apprezzato e condiviso molte delle sue riflessioni.

Mi è piaciuta molto anche la struttura del romanzo. Ogni capitolo è dedicato a una delle persone della vita di Melba, che nel bene o nel male hanno influito nella sua crescita personale. Solo un capitolo è "senza nome", intitolato semplicemente "Lui", ed è il mio preferito. A differenza di (quasi) tutti i famigliari di Melba, Lui la capisce, comprende i suoi interessi, ammira la sua testardaggine e sfrontatezza; la accetta con i suoi pregi e i suoi difetti, non vuole cambiarla, e, anche se qualche volta avrei voluto prenderlo a testate, Lui è stato fondamentale per la crescita personale di Melba.
 


Delle mie poesie non sapeva nulla nessuno. Quando, da bambina, qualcuno mi sorprendeva a scrivere, dicevo che stavo svolgendo i compiti e nessuno ha mai verificato se dicessi la verità. [...] Inorridivo all’idea che qualcuno osasse leggerli: potevano deridermi e sminuirmi per tutto, ma non per le mie poesie, espressione di tutto ciò da cui volevo tenerli fuori.


 

L'autrice, attraverso i pensieri e le azioni dei personaggi, affronta moltissime tematiche: dalla "denuncia" della superficialità del mondo attuale (che ruota attorno a social, follower, apparenze e clic), all'importanza secondaria che la società capitalista assegna all'Arte e alla bellezza, come se l'uomo potesse vivere felicemente di solo lavoro e profitto; poi, lo sfruttamento dei lavoratori e la piaga del caporalato, mediante le violenze a cui sono sottoposti i braccianti nell'azienda dei Lestingi, trattati come bestie e non come persone; l'ingerenza della malavita, mai direttamente menzionata, ma sempre presente per "risolvere" i problemi della famiglia Lestingi. 


I nomi di Melba è un libro che ti resta nel cuore, una storia attuale e originale che mi ha conquistata e che non dimenticherò tanto presto. Consigliatissimo, si merita il massimo dei punti, più lo speciale bollino Eclettico!

 

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Titolo: I nomi di Melba

Autore: Sara Notaristefano

Editore: Manni

Pagine: 368

Prezzo: 20 € (cop. flessibile)





Insieme, come luce, non potevamo sconfiggere il buio ma potevamo brillare così in alto da creare ombre minime. E fui grata al caso, al destino e anche a me stessa, per essermi concessa la possibilità di essere felice.

 

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