mercoledì 19 febbraio 2020

Non rivedrò più il mondo - Recensione


Bentornati, miei cari Eclettici!

In questa nuova recensione vi presento una memoria potente e dolorosa come preannuncia il titolo stesso: Non rivedrò più il mondo di Ahmet Altan, edita da Solferino (2018).


TRAMA

Ahmet Altan è stato travolto dall'ondata di arresti che ha seguito, nel 2016, il fallito colpo di stato del 15 luglio contro Erdogan. Da allora è recluso in un carcere nei pressi di Istanbul. L'accusa a suo carico è di aver favoreggiato il golpe tramite «messaggi subliminali». Nel febbraio 2018 il suo processo-farsa si è concluso con un'atroce sentenza: ergastolo senza condizionale. "Non rivedrò più il mondo" è il messaggio che Altan lancia dalla sua cella: è un testo breve, che contiene molti universi. È uno scioccante diario di prigionia, dall'irruzione della polizia in casa di Ahmet e del fratello Mehmet fino alla notizia della condanna a vita in regime duro. È una galleria di personaggi e incontri miserabili in cui l'ingiustizia prende corpo e volto. È un inno all'immaginazione e al suo potere di evadere dalle quattro mura che la costringono riconquistando aria e spazio. È un ragionamento di straordinaria lucidità sui concetti universali di vita, morte, tempo, destino. È un elogio della scrittura come forma irrinunciabile di dignità dell'individuo. Da un lato, c'è un "corpo in trappola", dall'altro "una mente che non si curava e rideva di ciò che sarebbe accaduto al corpo, si credeva intoccabile ed era intoccabile".





 
Ahmet Altan (1950) è uno scrittore e giornalista turco, vincitore di numerosi premi letterari. Come molti altri intellettuali, ritenuti complici del fallito colpo di Stato in Turchia, è stato arrestato nel 2016 e si trova tutt'ora in carcere. Non rivedrò più il mondo è l'ultimo libro da lui pubblicato, una memoria lucida e sofferta, ma non per questo totalmente rassegnata, come il titolo farebbe supporre.


La prospettiva di essere escluso dalla preziosa fonte della scrittura mi spaventava più di ogni cosa, questa paura annullava tutte le altre paure e mi dava la capacità di resistere. Il coraggio sarebbe nato dalla paura. 


Quando la polizia suona alla sua porta e lo conduce in prigione, il mondo di Ahmet perde il proprio baricentro e lui si ritrova alla deriva, come una nave privata dell'ancora. Dopo un primo momento di sconforto e smarrimento, si sforza di reagire, di non soccombere alla paura. Perché lui non ha fatto nulla di male, non è colpevole di ciò per cui viene accusato e quindi deve fare il possibile per non perdere la speranza e la ragione. In questo è avvantaggiato, rispetto agli altri suoi compagni di cella: lui ha il potere dello scrittore, il dono di viaggiare con la mente e di creare opere che possano raggiungere luoghi, vicini e lontani, che a lui, purtroppo, sono ormai preclusi.


Sono uno scrittore.
Dovunque mi rinchiudiate, io viaggerò per il mondo sulle ali infinite della mia mente.


Non è solo un libro autobiografico, ma anche un'opera dal respiro universale, un inno, un tributo alla scrittura e al mestiere letterario. Altan dimostra che nessun regime può pretendere di controllare e soffocare anche le idee e i pensieri altrui, specialmente quelli di un letterato: la creatività e la mente di uno scrittore sono come foglie al vento, difficili da trattenere e imprigionare.

Il messaggio che vuole trasmetterci Altan è che la parola, soprattutto quella scritta, ha un immenso potere: quello di ricordare, di smuovere le coscienze, di farci sentire partecipi anche di una realtà che non ci è familiare e non ci riguarda da vicino. Il suo stile è schietto, senza troppi giri di parole. Per la maggior parte del libro utilizza frasi secche, brevi, essenziali, come se avesse mille idee in testa e volesse buttarle giù tutte in una volta per non dimenticarne nessuna.

Altan è innocente, e non perde la speranza di poter, un giorno, tornare a vivere la propria vita da uomo libero. Eppure è, allo stesso tempo, consapevole del proprio amaro destino e non si concede facili illusioni. Si fa carico anche delle voci dei suoi compagni di cella, accennando alle loro storie e sottolineando la loro comune impotenza di fronte ad un destino scritto da altri.

Sebbene il potere di noi lettori sia limitato, possiamo perlomeno accogliere la sua testimonianza e farla circolare. Cosìcché il grido silenzioso di Ahmet non rimanga inascoltato.


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Titolo: Non rivedrò più il mondo
Titolo originale: Dunyayi Bir Daha Gormeyecegim
Autore: Ahmet Altan
Editore: Solferino
Prezzo: 14,00 euro (cop. flessibile); 9,99 euro (ebook)
Pagine: 155






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Citazione preferita 

Io possiedo una sicurezza che cresce come una perla fra le robuste valve della letteratura. Io possiedo una immunità garantita dall'armatura di acciaio dei miei libri.
Scrivo queste parole da una cella in carcere.
Ma non sono in carcere.
Sono uno scrittore.
Non mi trovo nè dove sono, né dove non sono.
Potete mettermi in carcere, ma non potete tenermi in carcere.
Io faccio una magia. Passo attraverso i muri.



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