giovedì 14 marzo 2019

La ricchezza...che tristezza!

 

Caro diario,

l'altra sera mi sono imbattuta in un programma dedicato ai giovani ricchi italiani, le star del web, che contano migliaia di follower sui social. Ho ascoltato le loro storie, li ho seguiti nei tour delle loro dimore da sogno e accompagnati in una giornata tipo, tra negozi e cabine armadio degne di un set cinematografico. 

Questi giovani sono abituati a spendere fin da bambini, a comprare auto verniciate d'oro e abiti firmati da migliaia di euro, a ricevere Suv per la laurea, a prenotare suite per le vacanze che contano più metri quadri di casa mia. E, mentre li osservavo, l'unica cosa a cui pensavo è che deve essere proprio triste. Essere così ricchi, intendo. Talmente tanto da non sapere esattamente quanto si spende, da non aver bisogno di tenere il conto delle entrate e delle uscite, da poter comprare tutto quello che si vuole senza dover per forza rinunciare a qualcosa in favore di un'altra, magari più utile o più importante. 


Io non ho mai dato molto valore al denaro: considero banconote e monete come qualcosa di necessario per la sopravvivenza, qualcosa che si ottiene in cambio di molta fatica e lavoro, non come un qualcosa a cui aspirare, qualcosa da ambire. Sarà perché sono abitutata ad avere un budget limitato e una famiglia che, pur non essendo ricca, non mi ha mai fatto mancare nulla. Sarà perché mi sento già fortunata ad avere ciò che ho, da non aver bisogno dei milioni per essere felice. In fondo, sono una persona abbastanza semplice e dalle poche pretese.

Questi ricchi mi fanno pena perché sono continuamente impegnati ad attirare l'attenzione, ad elemosinare follower sui social, in un'estenuante gara che tanto non vinceranno mai del tutto. Perché ci sarà sempre qualcuno più ricco, più popolare, più bello. Io sono solo una semplice ragazza di campagna, senza grandi ambizioni di celebrità, ma so cosa vale veramente per me: sono i ricordi, specialmente quelli legati alla mia infanzia. La risata del nonno, mentre guida il trattore in una corsa scatenata in mezzo ai campi. Poter osservare l'orizzonte da sopra una balla di fieno. Andare a fare i picnic con la nonna, sedute sulle cataste di legna ammucchiate dai contadini per i falò. Queste memorie hanno un valore che nemmeno tutte le borse di pelle di pitone del mondo possono eguagliare. 

Perché voler sempre dimostrare di essere i migliori, i più ricchi, i più fashion? Cosa se ne ottiene, se non vuoti consensi? E perché ci sono così tante persone disposte a "seguirli"? Per invidia, curiosità, voglia di evadere dalla propria vita per rifugiarsi in quella altrui? 

Non lo so. Ma ho una proposta: perché, invece di seguire gli spostamenti dei calciatori, delle modelle o dei cantanti tatuati, non cominciamo a "stalkerare" in massa i programmi di Alberto Angela? Tenere alto il livello culturale del nostro Paese: di questo abbiamo un gran bisogno al momento!

Tua, 
Lizz

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