L'eclettica lettrice: Cuore di seta

Buona domenica, cari Eclettici!

In questo periodo ho letto parecchie memorie e autobiografie, principalmente di persone emigrate dai loro paesi d'origine. Una delle più interessanti è certamente Cuore di seta, scritta da Shi Yang Shi, di recente pubblicazione. Ve ne parlo nella recensione di oggi!

TRAMA

Era il marzo del 1990 e, a soli undici anni, stavo volando verso Oūzhōu, l'Europa, insieme a Mama, mia madre..." Inizia così l'avventura di Shi Yang Shi in Italia, un mondo sul quale ha spesso fantasticato ma che scoprirà fin da subito molto diverso da come lo aveva immaginato. Dopo un viaggio interminabile, infatti, il piccolo Yang, in Cina studente brillante e figlio unico adorato di genitori benestanti, si ritrova a Milano, senza il padre, costretto a dormire insieme a Mama su giacigli improvvisati nella cucina di una famiglia di conoscenti, alle prese con una lingua di cui non sa nemmeno una parola e circondato da lǎowài, stranieri dagli occhi grandi e naso grosso che si assomigliano un po' tutti. Tutto per lui è nuovo e difficile, e dopo solo pochi mesi che sembrano però una vita intera, i suoi sogni di bambino si sono già accartocciati l'uno dopo l'altro di fronte alla realtà. A mano a mano che questo accade, lo strappo che la partenza da Jǐnán ha prodotto nel suo giovane cuore di seta avanza, inesorabile e silenzioso. Perché la sua anima è divisa, in bilico, tra la vecchia vita in Cina e la nuova in Yìdàlì, tra vecchie e nuove abitudini, tra la voglia di rispettare la tradizione e la famiglia e il desiderio di affermare se stesso, realizzando i suoi sogni. Come se dentro di lui germogliasse invisibilmente un seme biforcuto, che non sa se svilupparsi verso l'obbedienza o la ribellione.

Di questi tempi si sente spesso parlare di "immigrati" e, più in generale, del fenomeno, sempre più diffuso, dell'immigrazione. Ma quanto sappiamo realmente sull'argomento? Chi sono questi immigrati? L'unica fonte che si possa definire "attendibile" è senza dubbio la testimonianza di prima mano.

In questo libro, Shi Yang Shi si racconta in prima persona: immigrato in Italia dalla Cina quando era ancora un bambino, ha imparato presto a fare i conti con una realtà dura e difficile. Non tutti gli immigrati fuggono da guerre e tribolazioni (tanto per citare Americanah, di C. N. Adichie) e questo è proprio il suo caso. In Cina la sua famiglia era facoltosa ed entrambi i suoi genitori svolgevano lavori prestigiosi, ma ad un certo punto, per una serie di motivi, hanno deciso di trasferirsi all'estero.
Per garantire un futuro migliore al loro unico figlio, la loro scelta è ricaduta sul nostro paese: l'Italia. Dopo un lungo viaggio, si sono ritrovati soli, in mezzo a persone che comunicavano in una lingua completamente diversa dalla loro e sempre con la paura di essere scoperti e rimandati in Cina.

Nel momento in cui ho lasciato la Cina, nella seta del mio cuore si è aperto uno strappo.
Uno strappo che si sarebbe a poco a poco trasformato in un occhio nuovo, con cui guardare, più dolcemente, al fiume della mia vita.

La parola chiave della testimonianza di Shi Yang Shi è "adattamento". Il ragazzo impara subito ad ambientarsi nel nuovo paese, perché sa che, se vuole integrarsi e avere qualche possibilità in questa società, deve studiare sodo e faticare il doppio dei coetanei italiani. Superate le fatiche iniziali, ci riesce benissimo e, crescendo, dovrà imparare anche ad affrontare i cambiamenti che riguardano la sfera emotiva e professionale. La sua vita non è stata facile, ma lui non ha mai perso la speranza: ha sempre cercato di fare del suo meglio, di guadagnare la propria indipendenza senza gravare troppo sui genitori.

Mi ha colpito in modo particolare la semplicità con cui racconta gli episodi più duri della sua infanzia, con quell'ottimismo di fondo che niente riesce ad oscurare. E' una persona coraggiosa, che ha imparato ad affrontare qualsiasi difficoltà a testa alta e non nasconde la propria identità, anzi la condivide generosamente con noi lettori.

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