venerdì 9 dicembre 2022

Classici, perché leggerli - #11 L'abbazia di Northanger

 

Un saluto a tutti, cari Eclettici!

La rubrica dedicata ai classici è latitante da un bel po', ma è ora pronta a tornare alla carica con un romanzo della fantastica Jane Austen, L'abbazia di Northanger. Scritto nel 1803 e pubblicato postumo nel 1818, questo romanzo è uno dei meno conosciuti dell'autrice. Scopriamolo insieme!


Catherine Morland, la protagonista, viene da subito dipinta come un'anti-eroina: non è bella né particolarmente intelligente, e poco incline ai comuni passatempi femminili; è, insomma, una ragazza del tutto ordinaria. La sua è una famiglia numerosa, modesta e unita, che abita in un tranquillo paese di campagna dove non accade mai nulla di speciale. Catherine sogna di poter vivere un'avventura incredibile come quelle che legge nei romanzi e grazie ai signori Allen, degli amici di famiglia, il suo sogno si realizza: ha la possibilità di lasciare per qualche tempo la sua casa e il villaggio in cui è cresciuta, per soggiornare nella mondana Bath. E non vede l'ora!

 

Ma quando una giovinetta è destinata ad essere un'eroina, la testardaggine di quaranta famiglie di vicini non potrà impedirglielo.
Prima o poi deve pur succedere qualcosa che metta un eroe sulla sua strada, e qualcosa succederà.

Questo è l'inizio delle sue avventure: a Bath partecipa ad eventi mondani, danza con degli affascinanti giovanotti e conosce persone molto diverse da quelle a cui è abituata, tra cui spiccano la famiglia Tilney e la famiglia Thorpe. Catherine è una ragazza gentile, di buon cuore, umile e beneducata, ma anche ingenua e sciocca. Il suo soggiorno a Bath le aprirà gli occhi sulle insidie del mondo reale e la farà maturare. In particolare, l'incontro con Henry Tilney segnerà una svolta importante nella sua vita ordinaria. Henry è un giovane ecclesiastico di buona famiglia, simpatico, gentile e un po' stravagante. Anche lui, come Catherine, è un avido lettore di romanzi e spesso si diverte a prenderla bonariamente in giro per la sua sfrenata immaginazione. E' schietto, non è pieno di sé come alcuni degli altri giovani che Catherine ha incontrato a Bath, la sua compagnia è piacevole. Per questo Catherine è felicissima quando riceve l'invito per un soggiorno all'abbazia di Northanger, la dimora della famiglia Tilney. In questo modo potrà visitare uno dei luoghi storici più importanti d'Inghilterra e trascorrere altro tempo con Henry. Come per Bath, anche la permanenza a Northanger contribuirà non poco alla sua formazione: tra misteri da risolvere, luoghi da esplorare e risvolti inaspettati con cui fare i conti, Catherine diventerà più responsabile e attenta alle proprie azioni, nonché più diffidente verso il prossimo.

 

Catherine si sentì proprio persa. Non sapeva nulla di disegno, non era portata per l'arte: e li ascoltava con un'attenzione che le serviva a ben poco, poiché gli altri usavano frasi che in genere non avevano per lei nessun significato. [...] Si vergognava sinceramente della sua ignoranza. Ed era una vergogna fuori luogo. Quando si vuole riuscire simpatici, bisognerebbe sempre essere ignoranti. Presentarsi come persone colte significa presentarsi come persone incapaci di soddisfare la vanità degli altri, cosa che una persona di buonsenso eviterà sempre accuratamente.


Se cercate un romanzo romantico, sulla scia di Orgoglio e pregiudizio e/o Emma, allora L'abbazia di Northanger non fa per voi. Non è per niente un romanzo d'amore (anche se una storia d'amore c'è), ma più un romanzo gotico, di formazione e anche una sorta di presa in giro verso il romanzo in generale. L'autrice interviene spesso in prima persona nella narrazione, per esprimere pareri sulla società o commentare in modo ironico le azioni dei suoi personaggi. La vena irriverente è molto presente ed è ciò che ho più apprezzato nel libro.

Per quanto parli di un'epoca diversa e lontana dalla nostra, le considerazioni dell'autrice, i ritratti dei suoi personaggi e le loro storie appaiono molto attuali. Ho apprezzato molto anche lo spirito formativo del romanzo: la protagonista passa dall'essere una giovane innocente, un po' sprovveduta e ingenua, ad una maggiore consapevolezza di sé, del mondo e delle altre persone. Esce dalla sua bolla, dal nido che l'ha sempre protetta, e impara a capire com'è la vita vera e a superare le difficoltà con le proprie forze.

 

Consiglio anche l'omonimo film del 2007, perché interpreta molto bene lo spirito ironico del romanzo.



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