venerdì 17 aprile 2020

Classici, perchè leggerli - #9 (Il castello di Otranto)



Un saluto a tutti voi, cari Eclettici!

Tra le varie letture da quarantena, ho deciso di dedicarmi ad un classico, che tenevo sulla libreria già da qualche anno: Il castello di Otranto di Horace Walpole. E' l'opera più famosa di questo autore, pubblicata nel 1764 e considerata il primo romanzo gotico della storia della letteratura. E' proprio questa storia a dare il via a quel genere, sviluppatosi tra Settecento e Ottocento. Venite a scoprirla assieme a me!




Il romanzo ruota attorno ad una manciata di personaggi: la famiglia di Manfredo, principe di Otranto, composta dalla moglie Ippolita e dai due figli Corrado e Matilde; Isabella, promessa sposa di Corrado, e Teodoro, un contadino dalle origini misteriose. E' un evento sinistro a dare il via alla storia: nel giorno delle proprie nozze, Corrado, l'erede del principato, muore in circostanze inspiegabili e accanto al suo corpo esanime, viene rinvenuto un enorme elmo piumato.
Ma a chi appartiene e da dove è spuntato? In seguito, delle strane presenze vengono avvertite tra le mura del palazzo. Tra apparizioni di fantasmi, quadri che prendono vita e morti che ritornano dalla tomba, il principe Manfredo deve anche fare i conti con un'antica profezia, secondo la quale "il castello e la signoria di Otranto sarebbero venuti a mancare alla presente famiglia, qualora il vero possessore fosse divenuto troppo grosso per abitarvi". Preda della propria avidità e di un cieco terrore di fronte a quei fatti sconvolgenti, Manfredo compirà una serie di scelte che faranno scendere una cupa ombra su di lui e sull'intera famiglia.



Che cos'è il sangue, che cos'è la nobiltà? Siamo tutti rettili, miserabili, creature di peccato. Solo la pietà può distinguerci dalla polvere da cui veniamo e in cui dobbiamo ritornare.



Capisco perché questo romanzo ha aperto la strada ad un nuovo genere letterario. Oggi siamo abituati alle trame spaventose di Stephen King e disponiamo di un'ampia scelta di film horror, ma all'epoca, l'opera di Walpole dev'essere stata una vera innovazione. Nel romanzo troviamo molti elementi ripresi dai romanzi cavallereschi, dalle opere teatrali di Shakespeare e dalle fiabe classiche: storie d'amore, combattimenti, tiranni persecutori e fanciulle in pericolo, il cavaliere temerario, l'aiutante inaspettato...il tutto con l'aggiunta di qualche presenza sovrannaturale che rende la trama ancor più misteriosa e avvincente.

Un ruolo cruciale viene svolto dall'ambientazione. Sullo sfondo delle vicende, si alternano luoghi chiusi, quali il castello o il vicino convento, e luoghi aperti, come la foresta. Ciascuno ha un significato simbolico e si adatta alle azioni ed emozioni dei personaggi.

E' sorprendente come l'autore sia riuscito a raccogliere perfettamente tutti gli elementi e le vicende in un romanzo così breve, collocato in un arco temporale di pochi giorni. Oltre ad essere un precursore, Walpole è anche un maestro degli incastri e della tensione narrativa. Non si lancia in descrizioni troppo dettagliate, né in lunghe digressioni, anzi, spesso ci lascia liberi di interpretare le intenzioni dei personaggi a nostro piacimento. Il suo stile, inoltre, è scorrevole, "moderno" rispetto ad altre opere di quell'epoca e dà ampio spazio ai dialoghi.

Ve lo consiglio, in particolare se, come me, siete appassionati di storie dove cavalleria e magia si fondono.



Alla prossima, con un altro classico!


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