Buonasera a tutti, Eclettici!
Vi invito ad un nuovo appuntamento con la rubrica dedicata ai classici della letteratura. Il libro che vi propongo questo mese è L'ultimo giorno di un condannato a morte, ad opera di Victor Hugo.
Titolo originale: Le dernier jour d'un condamné
Data 1a edizione: 1829
Hugo scrisse questo romanzo all'età di ventisette anni. L'opera si può suddividere in tre parti: prefazione, intermezzo e corpo centrale. Nella lunga prefazione, l'autore introduce lo scopo dell'opera: scuotere le coscienze dei lettori, in particolare di giudici e magistrati, per giungere finalmente all'abolizione della pena di morte. Rivela come si sentisse partecipe alle sofferenze dei condannati e definisce le esecuzioni "delitti pubblici". D'altronde, quale legge ci autorizza a renderci colpevoli consapevoli della morte di un altro uomo? E' legittimo parlare di giustizia quando, per ottenerla, si pone fine ad una vita?
La prefazione è seguita da una breve pièce teatrale, che serve ad introdurre la parte centrale del romanzo: il diario di un carcerato. Non si conosce l'identità dell'uomo, né il reato per il quale è stato giudicato colpevole e condannato a morte. Descrive quel che gli accade in prigione, le sue fievoli speranze e i sogni che lo perseguitano; ricorda la propria famiglia e si chiede come faranno a sopravvivere senza di lui. Conosciamo le sue angosce, i suoi turbamenti: niente ci viene taciuto, proprio per esortarci a metterci nei suoi panni.

L'argomento di cui tratta è controverso e ciò che più mi ha colpito è stata l'esposizione del punto di vista di Hugo, che rivela un animo ricco di empatia verso tutti, criminali compresi. A suo avviso, lo scopo della società è di migliorare l'individuo, non quello di vendicarsi su chi commette errori. Ad eccezione di qualche particolare, trovo questo libro molto attuale, un interessante argomento di discussione e di riflessione per tutti.
Vi aspetto il mese prossimo, con un altro classico!
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